Di Fabio Lastrucci
Ogni abitante di una metropoli affollata sogna qualche volta di poter sfuggire alla folla per passeggiare in una città silenziosa, più deserta di quanto non appaia nei pomeriggi dell’esodo estivo. Nel contempo, la prospettiva di confrontarsi con la solitudine assoluta tinge di angoscia la scena, dandole i tratti di un naufragio in un’immensa isola di cemento. È l’ancestrale paura dell’abbandono, il timore proveniente dal profondo che la narrativa ha esplorato costruendo incubi in cui l’iperbole dell’assenza genera i Robinson Crusoe di una realtà privata dei suoi punti di riferimento.
Nel ’67 il francese Michel Tournierreinventa l’originario romanzo settecentesco nel bellissimo Viernes o los limbosdel Pacífico[1], allestendo un teatro psicologico in cui alla positività del personaggio di Defoe si sostituisce la drammatica perdita di scopo e identità sociale del nuovo Robinson.
Come osserva Marx, “non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza”, l’azzeramento di ogni sovrastruttura dunque porta alla cancellazione dell’individuo, in una crisi che il semplice istinto di sopravvivenza non può risolvere o distrarre.
Il sopravvissuto di Tournier, costretto a un isolamento coatto, si abbandona all’apatia oppure inventa legislazioni e cariche autocratiche per dare forma all’anarchia della natura in un’illusione di civiltà. L’incontro con Venerdì finirà con farlo abdicare alla condizione selvaggia dell’indigeno, abbandonando i propri schemi fragili e supponenti di occidentale.
Con maggiore conflittualità drammatica, l’Adam Jeffsondi M. P. Shielsperimenta la perdita totale dei propri simili, annientati da un mortale evento gassoso nelle pagine de La nube púrpura.[2]
Ultimo uomo di una Terra disabitata, Jeffson torna incolume da una missione al Polo per ritrovarsi esule all’inverso in uno spazio che non ha più né tempo e misura di sé. Questo Adamo di inizio secolo tenterà per anni di trovare altri superstiti alla catastrofe, esplorando con ogni mezzo un pianeta-cimitero, ridotto a un inventario di “cose” svuotate di ogni senso. Alla constatazione della propria unicità, se ne eleggerà allora supremo signore e giudice, per incendiare intere metropoli in una pulsione di morte che non trova più argini lasciandolo scivolare nella megalomania. Un’ulteriore dimostrazione che l’uomo privo di confronto e obiettivi sociali finisca devastato dall’horror vacui, alla maniera di un pesce abissale portato in superficie che esplode per la propria pressione interna.
MAS SOBRE HISTÓMICRON
La fame di conoscenza figlia del positivismo scientifico funge da sostegno morale al cronologo de Entre dinosaurios[3]. Nel romanzo del padre della paleontologia George Gaylor Simpsonsi sperimenta un altro tipo di solitudine, quella di uno scienziato proiettato incidentalmente nel Giurassico a causa di un errore di laboratorio. Prigioniero in un ambiente che precede di milioni di anni la venuta dell’uomo, Sam Magruder prova una disperazione sconfinata, resa più tragica dalla consapevolezza di essere un’eccezione. Solo l’assoluta impellenza dei problemi pratici, la mente analitica da scienziato e l’accettazione di un destino comunque straordinario lo rendono testimone di un mondo la cui bellezza primigenia diventa la sola compagnia. In mancanza di propri simili, l’essere vivi in un mondo stravolto da una pandemia devastante costituisce una condanna per chi si ritrovi a essere l’ultimo rappresentante della propria razza. Il Robert Neville di Soy leyenda[4]diventa per questa stessa ragione un essere malinconico, solitario e braccato, il solo umano di una città che si rianima ogni notte della non-vita dei suoi abitanti vampiri. Richard Matheson ne racconta la dolorosa esistenza giocando con la figura del “mostro” attraverso un ribaltamento di ruoli, quello che rende Neville il vero diverso, tagliato fuori dalla propria specie e non assimilabile da quella che l’ha sostituita. Questa tragedia così singolare e toccante si presterà a vari adattamenti cinematografici, tornando più volte a raccontarsi in angolazioni diverse attraverso il film di Ubaldo Ragonadel ’64El último hombre sobre la Tierra(in originale L’ultimo uomo sulla Terra) ambientato tra le strade di una EUR[5]spettrale, l’avventuroso El último hombre vivo di Boris Sagal(The Omega Men), fino al più recente – e meno fedele – Soy leyenda ( I am legend) di Francis Lawrence.
Il mondo del fumetto, spesso ambito di citazioni e rielaborazioni di temi letterari, trova spunti nel racconto apocalittico da cui estrae spesso delle interessanti varianti. Una storia emblematica che si presenta come una scatola cinese, contenitore di più riferimenti è L’ultimo uomo sulla Terra[6]di Tiziano Sclavi, in cui i disegni di Corrado Roi illustrano con i consueti, suggestivi bianchi e neri la Londra abbandonata in cui il detective Dylan Dog si ritrova a vagare. In questa avventura l’indagatore dell’incubo è intrappolato in un’allucinazione inspiegabile, circondato da uno scenario fatiscente e funereo che si rivela essere stato causato da una forma fulminante di raffreddore.
L’ispirazione Kinghiana è evidente, con l’omaggio al virus del celebre La danza de la muerte (The Stand), e il gusto per il gioco di citazione si moltiplica nei titoli dei libri che occhieggiano dalla libreria di Dylan, permettendoci di trovarvi appunto il romanzo di Stephen King, oltre ai già nominati I am legend di Matheson e The purple cloud di Shiel.
Il conclusivo rimando letterario è la scoperta del detective di essere in realtà uno degli ospiti senza vita mesmerizzati della zona del crepuscolo, un non-luogo in cui il tempo si arena cristallizzandosi in un eterno presente, soggetto che contrae qualche debito d’ispirazione con l’angoscioso caso del signor Valdemar raccontato da Poe[7]e ancora di più col romanzo Lest earth be conquered[8]di Frank Belknap Long.
Il continuo ritorno al tema di vari medium espressivi rende affollata la solitudine estrema della Fine del Mondo, in contraddizione alla propria natura deserta. Anche il piccolo schermo vi rende omaggio proponendone numerose sfaccettature in cui spiccano le ambientazioni un po’ teatrali di molti episodi del serial La dimensión desconocida (The Twilight Zone.
Come ogni fobia, la paura di restare del tutto soli alberga in un cantuccio della nostra mente alimentando un folklore tutto suo. È a questo aspetto notturno e intimo che affidiamo il commiato all’argomento, celebrandone la malinconia con l’atmosfera lounge di una canzone dello spagnolo Nacho Mastretta. Tra i versi diEl Ultimo Habitante Del Planetasi consuma il sogno di un triste signore senza nome, a passeggio per un mondo sospeso in una bolla di cristallo. Pare di vederlo allontanarsi smarrito, avvolto dal fumo di una sigaretta, finché di lui non restano altro che le calde note di un sax baritono sfumate in un assolo che nessuno ascolterà mai più.
[1]Michel Tournier – Vendredi ou les Limbes du Pacifique(Gallimard, Paris 1967)
[2]Matthew Phipps Shiel – The purple cloud (Chatto & Windus, London 1901)
[3]George Gaylor Simpson – The Dechronization of Sam Magruder(St Martins Pr, London 1996)
[4]Richard Matheson –I am legend(Gold Medal Books, New York 1954)
[5]EUR, Esposizione Universale Roma
[6]Tiziano Sclavi – Dylan Dog n. 77 – (Bonelli editore, Milano 1997)
[7]Edgar Allan Poe –The Facts in the Case of M. Valdemar (The American Reviewe Broadway Journal, New York 1901)
[8]Frank Belknap Long – Lest earth be conquered (Belmont Books, New York 1966)
Nota
Este artículo se presenta en idioma original, es una segunda versión y exclusiva para Teoría Ómicron. Fue publicado en su primera versión en la revista literaria italiana “Rivista Milena”.
Foto: Imagen de JL G en Pixabay
Fabio Lastrucci

Nápoles, Italia (1962). Como escultor trabajó para las cadenas de televisión nacionales, la ópera y el teatro, mientras que hoy en día forma con Paolo Lastrucci el grupo artístico Nuages Morbidi approdi). Ilustrador, debutó con el cómic La guerra di Martìn, sobre textos de Francesco Silvestri, 1987. Sus trabajos también están presentes en revistas americanas (Perihelion Sf, Typehouse, The Tishman Review, Metaphorosis). Como ensayista publicó I territori del fantastico (Scudo Editions, 2015), Fantacomics (Delos Digital, 2015) y Com’era Weird la mia valle, con Vincenzo Barone Lumaga (Milena Edizioni, 2018), el primer ensayo italiano sobre literatura weird. Ha publicado numerosos cuentos, entre ellos Precariopoli – Cómo encontrar trabajo en Nápoles sin pagar la cuenta (Milena Edizioni, 2014) y La pelle del re (Delos Digital, 2018), una comedia negra protagonizada por Stephen King. En 2014 se estrenó el thriller L’estate segreta de Babe Hardy (Dunwich Edizioni), seguido de Il ritorno dell’Arcivento (Milena Edizioni). En 2016 publicó la colección Da zero a infinito (CS_libri). En el ámbito internacional es uno de los autores de las antologías Malpertuis IX (Malpertuis Editions, Francia, 2018) y Extravagancias (La Nueve Musas, España, 2019). Con el cuento “I colori sbagliati” ganó la sexta edición del Premio Hypnos.
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1 thought on “HISTÓMICRON: Storie dalla fine del mondo”
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